30.12.09

E baciami, cazzo

Macchina. Musica. Chiavi di casa.
E la strada che scorre davanti. Umida. 
Una domanda. Due domande. Forse tre. Semplificare al massimo. 
E un indefinito che è (ancora) l'unica risposta.
Vicini. Sguardi. Intesa. Piccoli imbarazzi. Discussione. Riflessione. Risate. Confidenza. Goffaggine. Forza. Energia.
Ci sono. Io ci sono. Qui. Per te.
Sentire il vento che soffia / e non nasconderci se ci fa spostare

22.12.09

Tanto c'è la neve

(Adesso)
Chitarra sola. Un accordo che si perde, esaurendosi. Altri accordi. Clangore conosciuto. Non così familiare, però. Una sorpresa del random. Storce la bocca: questa se l'era persa. O forse era solo rimasta incastrata da qualche parte, a lungo, ad aspettare paziente il suo momento. Buh? Random rules. Anche dentro la sua testa. E allora sentiamola, 'sta canzone. O risentiamola. Adesso. Adesso che è arrivata così. Adesso che sembra il suo momento.
Fumo pienotto dalla bocca. L'aria è così ghiacciata che si condensa lì, sospesa a pochi centimetri dalla faccia, come un diabolico fumetto eschimese da bucare con la punta del naso a ogni passo. Laura cammina, inciampa, piede piatto, cerca di calcare la neve dov'è ancora tenera, dove si scivola di meno. Tieni lo sguardo fisso a terra, idiota, guarda dove metti i piedi. Cazzate. Non ce la fa mica. Perché è così splendida, questa notte, che lei deve guardare avanti e in giro e in su, ogni tanto, e fermarsi un attimo ad arrotolarsi una cicca, e riprendere il cammino, e dissetarsi di tutta quella magia. Dissetarsi. Bel verbo le è saltato in mente. Ne ha proprio bisogno. Già… Ci ha messo una vita a infilarsi le cuffie dell'mp3, ridacchiando e avvoltolandosi sui fili. Perché metti che c'è la neve. E metti che è ubriaca…
Di più. Putrefatta. Ma felice. Perché la serata, nata dal niente, è stata una meraviglia. Improvvisata, amici che non vedeva da secoli, concerto in un locale del centro. E la gente che le piace. E la musica pure. Che va che è uno schianto. Quella che vuole sentire, è tutta lì, e si balla, si balla come non si ballava da tempo…
E si beve.
Neanche tanto, a dirla tutta. Ma è che oggi si è dimenticata di mangiare, il genio. Persa a trasformare in un tutù verde il lampadario della camera. Persa ad appiccicare foto sui mobili. A girovagare nella città ibernata. A spiegare ai gatti di polvere sotto il letto che il loro verso è miagolare, al massimo, non abbaiare.
...Sheets of empty canvas, untouched sheets of clay
Were laid spread out before me as her body once did...
Sì, canta, Eddie. Canta. Tanto le parole sfuggono. Chi le ascolta? Chi le vuole capire, adesso? La voce e la musica. Questo basta. Dice tutto. Brucia l'aria lì attorno. Dipinge ombre e scintillii nuovi nella notte buia, schiarita giusto da qualche faro solitario, da qualche urlo ovattato e dai lampioni che balbettano il loro canto muto. Rattrappiti anche loro, intimiditi dalla generosità di un cielo gonfio di minuscoli soli. Riflessi d'argento sulle pozzanghere di fango, sulla neve maltrattata da scarponi e pneumatici, sui ghiaccioli che ciondolano dalle tende e dalle serrande dei negozi.
Le parole. Scoprirà domani che forse anche le parole sono giuste per questa notte sbronza e incantata, per questa storia sbronza e incantata. Quando si sveglierà con il trucco smontato, dopo essere schiantata a letto così com'era, giusto in tempo per evitare il disastro, da quella sedicenne maldestra che non è più – o sì? -. Quando s'incastrerà nella doccia, con la convinzione che il suo corpo sia un paracarro della Salerno-Reggio Calabria. Male alle gambe, occhi grossi, allegro smarrimento. E cazzo al lavoro, di corsa. Muovi il culo, Laura, renditi presentabile. No Guernica, sì Botticelli. Rimettiti le cuffie e cerca di ascoltare le parole, mentre pattini verso l'ufficio. Scrivi su google gli accenni della canzone che ha colmato di incantesimi l’improbabile ricerca di casa, quella notte. Dove cazzo l'avrò parcheggiata, casa? Se l'era chiesto ridendosi addosso, sbandando sugli angoli viscidi dei marciapiedi, godendosi il suo strambo corso di sopravvivenza di mezzanotte. O era prima? Era, comunque, quando le parole della canzone non risuonavano ancora, perché aveva un altro pensiero in testa. Un pensiero scontato, sdolcinato, come in una di quelle commediucole romantiche che non riusciva proprio a farsi piacere.
Vorrei che fossi qui. Vorrei averti qui. Perché è troppo bella, questa notte. Perché più di così non si può dire.‘Cazzo faccio? Prende il telefono dalla tasca. Inciampa. No. No. No. Non gli scrivo. Che gli scrivo, poi, che lui voglia ascoltare? Rimette via il telefono. Lo riprende. Lo guarda. Lo rimette via. Ripete l'operazione un paio di volte. Calamity Jane che si allena con la pistola. “Alza le mani, gringo!”. Ok, gli scrivo.
Tanto c'è la neve. Tanto sono ubriaca. E lo dichiaro.
Come mentire? Sono io. Siamo io e la mia pancia. La me della pancia. La me del cuore. La me che, però, sa anche di non potergli dire "ti amo", perché a lui non si può dire. Ma lei sa che cos'è l'amor, come canta Vinicio? Sempre così maledettamente diverso. Così straordinariamente diverso. E così inevitabilmente riconoscibile. No. Non può dirglielo. Così sbronza. Così sms. Così egoista. Così codarda. Così che non sa più dov'è lui. Dov'è il suo cuore. …Lontano? Vorrei che fossi qui, gli scrive allora. A zoppicare con me, appoggiato a me. Dentro questo spicchio di vita, adesso, dentro questa notte magnifica, adesso, dentro questa soundtrack inaspettata e piena da scoppiare. Adesso. Ché, in fondo, non c'è niente di più bello da dire.
...And now my bitter hands chafe beneath the clouds
of what was everything.
Ne capisce mezze, di parole. Le capirà domani.
Oh, and twisted thoughts that spin round my head
I'm spinning, oh, I'm spinning...
Ecco le mezze che capisce. E bene. Capisce che sta girando. Tutto gira. E digitare quelle lettere infernali sul telefono è un'impresa sproporzionata. Meglio fermarsi un attimo. Qui, sotto il lampione con le stalattiti. Clong. Goccia da mezzo in testa. Ride di nuovo. Incespica sulla punteggiatura. Cancella. Corregge refusi. Rilegge con gli occhi che si accartocciano. E il cuore che vola. Sorride. Invia.
Non le risponderà. Lo sa.
Tanto c'è la neve. Tanto è ubriaca.
I know someday you'll have a beautiful life, I know you'll be a star
In somebody else's sky, but why, why, why
Can't it be, can't it be mine
Le parole.
Le capirà domani.