28.1.10

Presa sul serio, presa per gioco

Un giorno così, mentre chiacchieri, e sai che non stai blaterando, ma stai parlando davvero, di cose così come il giorno, cose grandi e piccole, ma profonde, sincere, sentite fino in fondo. Un giorno così, dico. Un giorno del caso, dico. Ecco, quel giorno ti chiedono "Vuoi che te lo regalali io? Hai pazienza?". Si parla di un libro. E certo che ce l'hai.
Basta aspettare poco. Perché, un altro giorno ancora, poche decine di ore dopo, quel libro arriva sul serio. E lo sapevi. Perché lì potevi metterci le mani sul fuoco. Perché lì non serviva mettercele. Niente tattiche. Presa diretta.
Assieme al libro arriva pure una dedica in real time. La dedica più sincera. Istintiva. Bella. Di carne e spirito.
Per qualche momento senti che, qualsiasi cosa accada, la giornata sarà comunque speciale.
E anche quel giorno vola via, ma un po' più sensato, più magico.
Lo senti come un prurito sulla punta delle dita.
Poi senti la stanchezza della testa, ma vuoi anche quella del corpo.
La cerchi.
La trovi.
Esci dalla fatica dell'allenamento alla sbarra e, improvvisamente, il pensiero della tua inadeguatezza, della tua insufficienza emotiva, spunta a sorpresa dal nulla, pungendoti forte il cuore, come il fuso di Aurora.
100 anni per lei. Senza condizionale. Assopita tra un bosco e un principe.
Ti salgono le lacrime direttamente da lì, da quella ferita minuscola.
Perché adesso?
Le ricacci dentro imprecando.
Decidi che è il caso di sciogliersi in un posticino carino della città, dove durante la settimana si sta tranquilli.
Ti rilassi, jazz in sottofondo.
Altre chiacchiere.
San Miguel discreta, fresca, schietta.
Poi vai a pagare e la senti, mentre cerchi monete nel casino dello pseudo-portafogli che ti rappresenta alla perfezione: il disastro. Rosso semitrasparente piuttosto stiloso, che non fa vedere, ma solo intra-vedere il contenuto. E il contenuto è un'orrenda corrida di soldi, scontrini, orecchini, biglietti della metro di Barcellona, del treno per Perugia, eye-liner sbrilluccicoso verde per gli occhi, tessera della libreria, tesserino, carta di credito, carta d'imbarco, parcheggio di Amsterdam, scheda del Coin, badge d'ingresso al lavoro, lucidalabbra, ancora scontrino scontroso attaccato a 20 euro stropicciati. Te, in estrema, disordinatissima sintesi.
Vai a pagare, dico. E la senti. Riconosci prima il pianoforte, poi la chitarra. Poi ancora, inconfondibili, la voce e le "liriche". Pensi "non può essere lei". Qui, in questo posticino del centro. Lei non si fa sentire mai, se non nella confidenza di una casa che ti strizza l'occhio. 
Invece è proprio lei. Il barista ti rivela che è una delle sue preferite. Che durante la settimana, quando è tutto calmo, si può, si può mettere su.
È anche una delle tue preferite. Cazzo se lo è.
Si porta dietro un gomitolo di ricordi, che il tempo ha trasformato in seta purissima.
Allora lo ringrazi di cuore, mentre cresce il livello d'acqua salata nella testa e nel cuore.
Bello. Bello così. Emozione senza lacrime. Emozione forte. 
È lei. 
Sssh. Attendi lì al banco, disoccupata e occupatissima, finché non finisce tutta. Tutta tutta.

Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.
Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.
Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.
Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.
E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina anarchia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.
T'ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.
Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio
di Dio il sorriso.

Dopo cammini fino a casa. Sorpresa. Sospesa. 
Ancora una telefonata amica. 
È tardi e dovresti dormire, ma invece hai bisogno di scrivere due cose. Accendi il pc, accendi la musica. Sono 14 e rotti. Sono 14 e rotti giga di musica. E mentre digiti, parlando di lei... eccola riapparire. 
Un nuovo miracolo del random. 
Non era mai uscita, così. 
Mai. 
Invece stasera sì.
Mezz'ora e due volte.
...se ti tagliassero a pezzetti...
Non ci si crede. Ed è vero.
La magia esiste.
E si chiama fortuna.

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