21.3.10

piccolo racconto di primavera


domani sarebbe il compleanno del nonno. nonno marco. 22 marzo 1908. dico sarebbe perché nonostante le apparenze non era un highlander e si è fermato solo a 95. ma fino a poco tempo prima piegava il ferro in mille volute, regalando alla nostra casa - la mia e dei miei, intendo - cancellate per porte e finestre che tuttora sembrano scaturite dal prurito al naso di un folletto. una piccola magia. aveva imparato a venezia l'arte di addomesticare il fuoco e le mani, il mantice e la fiamma, per riuscire a far fare a quella materia nera quello che gli pareva. erano gli anni della guerra, del fascismo, e lui studiava per diventare maestro d'arti e mestieri. la nonna cini, come dicevan tutti, era nata pochi mesi prima del nonno, quel poco che le era bastato per essere della classe del '07. la nonna cini si chiamava in realtà carolina. ed era talmente grande da essere doppia, come i due stati che guardano l'atlantico. lei però guardava l'adriatico, sempre da lì, dai bordi di quella città d'acqua, di sogni e colori. era in collegio dalle suore e ripeteva latino e matematica, italiano storia e geografia per diventare una brava maestra di scuola elementare. lavoro che avrebbe fatto poi per tutta la vita, tanto da diventare per tutti la "maestra cini". in quegli anni era una simpatica testa calda con i capelli venati di rame. ribelle per scherzo, solo perché come tanti ragazzi irrideva il regime della ginnastica, degli inni, delle parate e delle imposizioni, senza ancora rendersi conto davvero, mi raccontava spesso, di quello che sarebbe successo. sfuggiva volentieri, ma senza esagerare, ai regolamenti e ai "si deve", e scriveva un blog, ehm, un diario, che tuttora i miei conservano come una reliquia, un dario in cui raccontava quei giorni, le compagne di stanza, le insegnanti arcigne o divertenti, i vespri e le scappatelle, gli eventi e i piccoli grandi segreti da "cioè" d'antan, come ogni ragazza del liceo che si rispetti. 
insomma, sarà anche che venezia, mi dicono, è sempre stata una città piuttosto romantica, ma a un certo punto il binomio ferro&rame fece reazione. e non mi ricordo nulla di chimica, quindi non sognatevi di chiedermi che cosa salta fuori da quel miscuglio. quello che so è che lui era un tipo tosto. un tipo serio e riservato. che lei era invece un vulcano. e la formula piacque proprio a entrambi. anche se, sulla soglia dei 90, la causa dell'attrazione fatale era diventata, classicamente, il motivo dei soliti battibecchi di una coppia che sta insieme da 70 anni. ma provateci voi.
quello che so, inoltre, è che da quando ci fu la fusione, diciamo, la società andò avanti più o meno tranquilla con lo stesso cda e sotto la stessa proprietà: marco e cini si sposarono in una deliziosa chiesa che si specchia ancora sulle acque del canal grande. e vissero felici e incazzati, allegri e impegnati, normali e speciali, per tanti, tanti anni, regalandomi il mio papi, i miei due zii, e un sacco di altre cose. passione per i libri compresa.
ecco, domani il nonno avrebbe compiuto gli anni. mentre oggi è il primo giorno di primavera. e non mi è venuto in mente niente di più prezioso di quell'incontro di tanti anni fa per salutare questo rinnovato, nuovissimo, delizioso inizio della vita. che si ripete, lo so per certo, almeno dal 1928 al 2010.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Venezia... La prox volta che ci vado cerco i tuoi nonni... Giuly

canzoni di viaggio ha detto...

li trovi, li trovi... :)