6.2.10

Due fra le nuvole

Piove e persiste. Come sempre, da queste parti. Lei torna a casa, si sfila gli stivali con il tacco altissimo. Li abbandona sull’ingresso, a tenere compagnia alla giacca rossa e alla borsa. Si prepara una sigaretta mentre accende la musica. Parte “Killing me softly” e le scappa un sorriso. Di quelli tra sé e sé, che si capisce bene, da sola.
Canzoni di viaggio, d’altronde.
Si issa sullo sgabello per aprire la finestra e sedersi lì sopra, proprio sulla finestra, sì. Ad aspirare il suo personale bagno turco. Appoggiata su uno stipite con la schiena e la testa, le gambe piegate per occupare tutta l’apertura del balcone, per distribuire meglio il suo sguardo distratto sulla corte buia.
Perché non è mica tristezza, quella che prova. È felice in modo originale. Una felicità bizzarra, come una languida nostalgia. Nostalgia della felicità stessa. Nostalgia di un sentirsi amata, di un sentirsi amata lontano e vicinissimo, insoddisfacente e pieno, vero eppure insolito e forte e proprio strano, contorto, incomprensibile.
Ci vuole un trapianto di sangue. Esiste un trapianto di sangue?
Fuma e sorride, mentre il rimbalzo di qualche goccia le vaporizza le guance piene.
“Era d’estate”, adesso. E giù un altro sorriso.
Nessuno prende per il culo come il caso, e questo è in qualche modo rassicurante.
Capire, capirsi, cercare un codice in comune, perché la stessa lingua può essere un ostacolo anche per chi non è straniero. Cercare un codice in comune, decifrarlo, dichiararlo e riuscire a usarlo. Il codice del tempo reale, della spontaneità, di una chiarezza ancora un po’ offuscata, in attesa che il tempo faccia da traduttore. In attesa che gli egoismi, tutti, sfumino nella condensa.
Esserci, però. Esserci sempre. Coccolare la propria insana intimità. Perché lei ha una memoria di ferro. Per questo non le servono foto, ma le vuole guardare lo stesso, ogni tanto. Perché ha una memoria imbarazzante, ma ha bisogno di rivedere l’istante, di identificarlo e dire a se stessa “io c’ero e ci sono”.
Perché distingue il diversivo dalle emozioni profonde, ma chi se ne importa. Viverle o niente. Viverle tutte, sentirle incorporee e reali. Emulsionare tutto, come dice Francesca, e sentire che è giusto. 


Sapere di volere un bacio.
Ora. Adesso. In questo esatto istante. 
Ed essere consapevole che vale solo per ora, adesso, in questo esatto istante. E che, se il coraggio l’assisterà, lo chiederà, lo vorrà, lo ruberà, lo trafugherà con la vergogna di una ladra maldestra.
Per il solo ora, l’adesso, per questo esatto istante.

Per un'ultima volta. Per un'ultima, bellissima volta, che sia istinto senza pensieri.
Per districare le nuvole e lasciar filtrare il sole. 

E poco importa se è notte. Se tutto si accavalla, se tutto si confonde.
Poco importa. 

Perché è certa che esista almeno un angolino di quelle emozioni profonde in comune, anche se trascritte in due vocabolari diversi.
Poco importa. Importa niente.
Importa trovare quelle emozioni, quel codice che si trasforma un milione di volte al secondo come la password di un conto bancario. Trovarle e trovare con esse un piccolo terreno comune. Due ascensori che la fortuna fa fermare per un istante allo stesso piano. 

Quanto dura? 
Duri un battito di ciglia, ma ne racconti ogni singolo fotogramma!
Valga per il tempo che vale. 
Senza pensare a domani, alle conseguenze, all’opportunità.
Ma valga per quello che è. 

Cioè tutto e niente. 
E tutto.
Scivola addosso. Scivola via.
Come queste parole, che si disperdono nel distillato di sorrisi della pioggia e di…
...Ain't no sunshine when she's gone?

Una dedica affiora dal passato quasi remoto.
Altri codici, altri ascensori.
Un mucchietto d'estate che si scioglie nella musica.
Com'era cominciato questo ritorno a casa?
Ah, sì. Killing me. Softly.
Ed è il softly che conta.

2 commenti:

seneca ha detto...

"piccola anima smarrita e soave, compagna e ospite del corpo, ora t'appresti a scendere in luoghi incolori, ardui e spogli, ove non avrai più gli svaghi consueti...."
(Principe imperatore Adriano)




Vorrei portare con mè, per eludere la solitudine negli ultimi respiri il vissuto più bello.... Le belle persone, averle vissute, nulla di intentato, essere me stesso....
"seneca sabaudo"

canzoni di viaggio ha detto...

...e pensa che non ti avevo letto, qui. seneca da riabilitare assolutamente in senso poetico. perché sabaudo.
wow