Lo assicurano gli organizzatori - «in esclusiva» - del primo Speed Dating del NordEst. E allora cos'è il brivido di tristezza che mi si sta arrampicando come Manolo lungo la colonna vertebrale? Ti siedi a un tavolo, rigorosamente da due, per pochi minuti. Dai il meglio di te. Poi suona la campanella. Ti segni il numero del "pretendente" e un giudizio sintetico. E avanti un altro. Un'agenzia per single - un'agenzia che immagino leader del settore - verifica i risultati delle "schede di valutazione": quando l'esito è un reciproco sì, scatta lo scambio di contatti eccetera eccetera. Lo sto spiegando più a me stessa che al resto del mondo, in verità, poiché suppongo di essere uno dei rarissimi esemplari di femmina che non ha mai visto nemmeno 10 secondi di Secsendesìti, trampolino di lancio del "fenomeno" Speed. Quando mi è arrivato il comunicato, poche ore fa, è stato come assaggiare una madeleine. Il nastro si è riavvolto istantaneamente a ere geologiche fa. Pieno Prenokiano. Identica tristezza. Un locale aperto, credo, all'inizio degli anni '90, a Udine. Era una cosa di gruppo. Atmosfera tipica della sala da bowling, ma in forma di pizzeria. Su ogni tavolo un telefono da cui si potevano chiamare gli altri tavoli. E fare, dunque, amicizia. Ci entrai un'unica volta con un crocchio di compagni di liceo. Eravamo tutti sedicenni o giù di lì. Inutile dire che il fatto di rispondere «Fantocci, è lei?» al primo squillo non aiutò granché le nostre relazioni sociali. Ricordo però nitidamente le luci fredde, un misto fra lo stadio Olimpico e lo studio del dentista. Ricordo le tovaglie color crema e il trapuntato a fiori che ricopriva le cassapanche, petali sbiaditi dalle ripetute frizioni di chiappe in blue jeans. Ricordo le nebulose create dal fumo e un certo imbarazzo diffuso tra i commensali, più o meno tutti ragazzetti come noi, mini-friulani alle prime uscite e per ciò stesso intimiditi da una rivoluzione tecnologico-sensuale piuttosto attesa ma istantaneamente delusa. Ricordo, infine, il senso di tradimento: non c'era nemmeno una primitiva forma di segreteria telefonica.
«Nessun requisito è richiesto,
tranne essere sè stessi (sic).
Esasperando la velocità di ogni incontro, si aumenta a dismisura il
fascino del pretendente o lo si annienta già dal primo scambio di
battute:
quando si ha poco tempo, infatti, non si può fare a meno di
semplificare», dicono ancora dello Speed. E, infatti, si tratta di «un’idea
semplice ed economica - aggiungono - per “massimizzare i profitti” riducendo i
tempi al minimo».
Passano gli anni. Ma certe emozioni restano le stesse.
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