4.6.10

Sixty-three


La bionda è mamma, che adesso starà spadellando e preparando una tortina, mescolando cose improbabili con quello che c’è in casa e riuscendo come sempre, inspiegabilmente, nel miracolo. Papà, invece, sarà appena arrivato dalla passeggiata con Jordi (è lui che porta a spasso mio padre), si siederà a tavola e attenderà il servizio impeccabile di mamma, ascoltando il Gr.
Papà è castano. Cioè. L’essere castano o moro è retaggio di quando aveva i capelli. Uno dei miei primi ricordi d’infanzia è quello di lui che si friziona la testa con qualcosa di molto simile a napalm e zucchero, lozioni e unguenti radiattivi che nei primi anni ’80 mettevano in commercio promettendo crescite prodigiose e rampicanti. L’ultima spiaggia prima di Cesare Ragazzi, bersaglio dell’invidia segreta di papà durante lo zapping notturno. Il guazzabuglio pop-radiattivo, ovviamente, non ha mai funzionato. Ma papi non si è arreso al riporto: è stato uno dei primi a sfoggiare il look “rasato”, presto – anche se mai abbastanza – diventata abitudine di buon gusto per tutti i sovrapproduttori di testosterone. 
Papà è anche quello per cui, all’asilo, le suore mi aiutarono a costruire il primo, sbilenco posacenere (erano altri tempi) con il Das. Mio padre è chiaramente quello che non ha mai fumato una sigaretta in vita sua. Papà è quello che, quando ero alle elementari, mi prendeva sulle ginocchia, la sera. Tornava a casa verso le nove e apriva il libro d’inglese. Insieme ripetevamo “floor” e “ceiling”, “how are you” e “nice to meet you” (probabilmente anche “he told…”), e questo esercizio mi ha aiutato ad amare da subito tutte le anglofonie e, quanto meno, a non confondere mai cold con caldo. Papà è quello che parla poco e che quando si arrabbia basta uno sguardo e incenerisce foreste. Papà è quello che il sabato pomeriggio, d'estate, prende il giornale e va al mare o sul fiume, comunque in un luogo in cui possa essere certo di non trovare nessuno, ma proprio nessuno. È quello che pota le rose e cura le orchidee. Che sa di matematica e chimica e pure di grafologia (?). Quello che “se non fosse per tuo padre non avrei mai preso la patente”, ma che quando la dovevo fare io cominciò con una partenza in salita su una strettoia a San Daniele.
Papà è quello che non voleva cani e che ora è il migliore amico di Jordi la belva. Quello che sa aggiustare, assieme all'assistente peloso - come testimonia la foto qui sopra -, tubi, impianti e tutte le cose dotate di almeno un filo elettrico. Ed è contemporaneamente quello che, per preparare la pasta, la butta nell’acqua fredda, subito dopo aver riempito la pentola.
Papà è anche quello che ha bocciardato losanghe sul cemento del soffitto. Che dice ròsso e vèrde perché è semi-veneto. Che mi ha lasciata viaggiare. Che si è sciroppato con la mamma 20 anni di saggi di danza e che ora sa che cosa vuol dire ballare. Quello che mi ha accompagnata a cercare l’appartamento in città e a cui è piaciuto quello che piaceva a me. 
Papà è quello che tante altre cose, ovvio. Quello che, pur non essendo lui il biondo di casa, oggi risponde “grazie, anche a te” al mio sms “Tanti auguri, papi!”.

5 commenti:

marcopress ha detto...

dolce come un pasticcino.

Biancaneve ha detto...

Tenerezza, risate soffuse, profumo di torta fatta in casa e original soundtrack by Jordy. :)
Buon compleanno, Signor P.!

canzoni di viaggio ha detto...

...aggiungo: papà è anche quello a cui vorrei avere il coraggio di dire davvero queste cose, se non fosse che abbiamo un rapporto affettuosamente british e tutto sommato ci va bene così... :)

Anonimo ha detto...

..........Per questo sarebbe bello essere padre di una femminuccia...
seneca

canzoni di viaggio ha detto...

...sarebbe bellissimo, seneca! ;)